La Bielorussia e il futuro di BRICS, SCO e EAEU - Intervista a Vito Petrocelli

di Katia Albini


A marzo 2022, il senatore del Movimento 5 stelle,Vito Petrocelli, votava contro l'invio di armi all'Ucraina sostenendo già allora l'importanza della via diplomatica.
A causa delle sue posizioni, che gli costarono la presidenza della commissione affari esteri, fu etichettato come filorusso e successivamente espulso dal movimento.
In realtà, Vito Petrocelli, ha sempre lavorato a sostegno della cooperazione, in un'ottica multipolare, tenendo sempre aperti i canali del dialogo.
Lo abbiamo incontrato per conoscere il suo lavoro riguardo alla cooperazione con la Bielorussia,  e le sue opinioni sul ruolo che avrà in futuro.

Senatore, a Novembre 2022 lei ha partecipato alla delegazione italiana a Minsk, per le celebrazioni del 7 Novembre. In quell'occasione ha rilasciato un' intervista al giornale Belta, in cui ha spiegato che durante la sua attività da parlamentare si è dedicato a rafforzare la cooperazione tra Italia e Bielorussia. 
In quali campi ha lavorato e che risultati si sono raggiunti?
Ho partecipato alla visita a Minsk per le celebrazioni del 7 novembre con grande piacere. Ci sono state diverse occasioni di approfondimento e confronto, soprattutto con esponenti del Partito Comunista della Bielorussia e del sindacato e con la visita al museo dedicato alla Grande Guerra patriottica.
Durante la mia esperienza come Senatore della Repubblica ho lavorato alla cooperazione tra Italia e Bielorussia in diversi modi.
Prima di tutto, nell’ambito dell’attività istituzionale, il Senato ha approvato su mia iniziativa il 7 marzo 2019 la legge di esecuzione di due accordi sottoscritti tra i governi italiano e bielorusso nel 2011. Si tratta di accordi in materia di cooperazione scientifica e tecnologica e in materia di cooperazione culturale.
Nel corso degli anni mi sono sempre interessato a mantenere un alto livello di collaborazione tra le associazioni di amicizia parlamentare. I principali temi del dialogo sono stati quelli relativi alle adozioni e ai viaggi terapeutici dei bambini bielorussi dopo l’incidente alla centrale ucraina di Chernobyl. 
Quali sono i suoi rapporti con le istituzioni bielorusse, cosa può spiegarci di questo paese di cui, purtroppo, si parla poco e in maniera superficiale?
Il rapporto con l’Ambasciata Bielorussa a Roma è sempre stato ottimo. Soprattutto con l’aiuto dell’Ambasciata ho potuto confrontarmi più volte con esponenti istituzionali di Minsk, approfondire con loro questioni di interesse sia bilaterale che multilaterale, anche in occasione di visite di delegazioni bielorusse a Roma.
Posso dire di aver imparato molto in occasione dell’incontro con il Ministro degli Esteri Sergei Aleinik a Roma e di conoscere meglio le istituzioni di Minsk grazie al dialogo particolare con Sergei Rachkov, Presidente della Commissione per le Relazioni Internazionali del Consiglio della Repubblica dell’Assemblea Nazionale.
Della Bielorussia mi piace dire soprattutto che è un Paese che non dimentica le proprie radici e la lezione della storia recente; un Paese orgoglioso delle proprie tradizioni che guarda tranquillamente al futuro perché ha tanti giovani informati, che partecipano con passione alla vita politica e sociale.
Pensa che l'attuale situazione geopolitica possa vanificare il suo lavoro? Qual è, secondo lei, la posizione dell'attuale governo riguardo i rapporti con la Bielorussia?
Io credo che il lavoro fatto nella relazione con la Bielorussia, se fatto bene, non possa essere vanificato e non vada mai perso.
Per il momento non mi sembra che la posizione del nuovo governo italiano sia differente rispetto al recente passato. I rapporti sono cordiali ma non c’è una relazione particolarmente positiva in nessun campo. Certo siamo molto distanti dal periodo in cui il premier Berlusconi visitava Minsk e teneva le relazioni politiche, economiche e commerciali ai massimi livelli.
In Italia lei è uno dei maggiori sostenitori del modello multipolare, come si colloca la Bielorussia in questo contesto?
Sicuramente la Bielorussia ha un canale privilegiato con la Cina, attraverso il grande rapporto di amicizia e stima personale esistente tra i presidenti Lukashenko e Xi.
Io sto seguendo con molta attenzione l’azione politico-diplomatica di Minsk e in particolare mi sembra che questa sia indirizzata con forza al modello multipolare. Voglio soffermarmi su due esempi pratici della tendenza multipolare nella politica internazionale di Minsk, perché li ritengo efficaci soprattutto in questo momento in cui domina il tema del conflitto tra Ucraina e Russia.
Il primo esempio riguarda la proposta fatta dal Presidente Alexander Lukashenko all’inizio dello scorso mese di dicembre. Lukashenko, durante una riunione del Consiglio economico supremo eurasiatico, ha proposto di tenere un vertice congiunto di EAEU (Unione Economica Eurasiatica), SCO (Organizzazione di Shangai per la Cooperazione) e BRICS.  Lukashenko è certo che gli eventi recenti dimostrino che in tanti sono contrari al perdurare di un mondo unipolare e, di conseguenza, il ruolo di associazioni di integrazione come SCO e BRICS stia crescendo. Il Presidente ha proposto di tenere un vertice tra i Paesi membri della EAEU, SCO e BRICS”, perché questi Paesi condividono gli stessi approcci sulla necessità di rispettare culture, punti di vista e sistemi politici diversi. I punti centrali del vertice potrebbero essere le questioni della cooperazione economica – quali ad esempio la formazione di blocchi commerciali regionali o l’uso delle valute nazionali – così come i temi dell’energia e della sicurezza.
Il secondo esempio riguarda la possibilità di adesione della Bielorussia ai BRICS, comunicata dal Ministro degli Esteri Sergei Aleinik la scorsa settimana durante una riunione interna al ministero. Il Ministro Aleinik nel corso della stessa riunione ha valutato positivamente l'inizio dell'adesione della Bielorussia all'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai e ha concluso dicendo che l'adesione a pieno titolo a questa organizzazione è da completare entro il 2023.
Terminata la sua esperienza come presidente della Commissione affari esteri, ha comunque continuato a lavorare sulla scena internazionale, come vede lo sviluppo della sua carriera politica?
Il mio mandato parlamentare è terminato il 12 ottobre 2022. Avevo già deciso di non ricandidarmi ma di continuare comunque la mia attività nell’ambito delle relazioni internazionali. Per questo motivo ho avviato insieme ad alcuni amici l’Istituto Italia BRICS, di cui sono Presidente. Proveremo ad occuparci nello specifico dello studio, analisi e divulgazione delle questioni relative ai rapporti internazionali nell’accezione complessiva del termine ed in particolare negli aspetti politici, strategici, economici e culturali riguardanti i Paesi BRICS – Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica – e il Movimento dei Paesi non Allineati.

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