"Il socialismo del XXI secolo può diventare realtà". Intervista a Sergej Syrankov (segretario Partito Comunista della Bielorussa)
Il Partito Comunista della Bielorussa è la seconda forza che si è affermata lo scorso 26 gennaio alle elezioni presidenziali. Mentre l’Occidente va sempre più a destra, con le forze di sinistra alla deriva, i comunisti bielorussi stanno al governo, spingendo riforme progressiste. Grazie al comitato “Fortezza di Brest”, siamo riusciti a porre 10 domande al suo segretario, Sergej Syrankov, il candidato più votato dopo il presidente Aleksandr Lukashenko, per conoscere la visione politica e le prospettive di un partito di cui in Italia si parla poco.
Lukashenko ha ottenuto alle elezioni oltre l‘86% un
risultato schiacciante, con un’affluenza elevatissima a cui le democrazie
liberali non sono più abituate. Come spiega questo consenso?
Alexander Lukashenko guida il nostro paese da 30 anni e,
durante questo tempo, ha dimostrato non solo a parole, ma anche con i fatti, di
difendere gli interessi della maggioranza del popolo bielorusso, di essere un
garante della sovranità e dell'indipendenza del nostro Stato e di opporsi al
globalismo e al neocolonialismo occidentale. Senza dubbio, in Bielorussia gode
di grande autorità e sostegno, soprattutto oggi, quando la gente vede che anche
noi avremmo potuto precipitare nella guerra e nella distruzione. Per questo, la
percentuale di voti a suo favore è del tutto comprensibile e giustificata.
Seppur con un risultato inferiore al voto “contro tutti”,
lei si è affermato come secondo candidato. Quali obiettivi politici si è dato
il partito comunista a queste elezioni e come ne valuta l’esito?
Prima di tutto, quello di mobilitare il partito e
infondergli nuova energia, poiché i partiti vivono e si sviluppano solo quando
partecipano attivamente alle elezioni di tutti i livelli. Inoltre, abbiamo
affrontato con grande attenzione l'elaborazione del programma del candidato
PCB, creando un lavoro fondamentale, il cui contenuto e le idee abbiamo diffuso
durante la campagna elettorale, promuovendolo e rendendo così più riconoscibili
sia le nostre idee che il Partito Comunista nel suo complesso. Riteniamo di
aver ottenuto un risultato dignitoso nelle attuali condizioni, abbiamo
raggiunto i nostri obiettivi e la posizione del partito ha suscitato interesse,
portando a un afflusso di nuovi membri. Guardiamo al futuro con ottimismo e
abbiamo già iniziato a prepararci per le prossime elezioni.
In Bielorussia il partito comunista è un partito di
governo. Quali sono le differenze di visione e di programma con il presidente
Lukashenko?
Noi insistiamo sul rafforzamento e l'approfondimento di
quelle trasformazioni sociali che Alexander Lukashenko ha preservato e
sviluppato sin dall'epoca sovietica, ritenendo che esse debbano assumere non
solo un carattere sociale, ma propriamente socialista, poiché esistono tutte le
premesse per farlo. Negli ultimi trent'anni, il nostro Paese è stato
influenzato da tendenze molto diverse: pur avendo mantenuto il nostro modello
socio-economico, abbiamo subito anche influenze di stampo liberale. Un esempio
è l'introduzione del sistema contrattuale per i lavoratori, che, a nostro
avviso, limita in modo significativo i loro diritti. Forse, in passato, in
condizioni di eccesso di forza lavoro, questa misura poteva sembrare
giustificata, ma oggi, con la carenza di manodopera, non lo è più. Per questo,
nel nostro programma proponiamo l'abolizione del sistema contrattuale di
assunzione e la sua sostituzione con contratti di lavoro a tempo indeterminato,
una forma più avanzata di relazioni lavorative.
La Bielorussia è un Paese postsovietico che non rinnega
il suo passato. Quali sono gli elementi di continuità con l’Unione Sovietica e
in che modo la memoria viene tenuta viva?
Nel nostro Paese viene dedicata grande attenzione alla
conservazione della memoria storica. Non abbiamo mai avuto, e sono certo che
non avremo mai, alcuna “desovietizzazione” o “decomunizzazione” della nostra
storia, perché per noi i simboli, gli eroi e le date sovietiche sono sacri.
Essi rappresentano le più grandi conquiste e imprese del nostro popol I
monumenti dedicati a Lenin e ad altre figure dell'epoca sovietica, così come
quelli legati alla Grande Guerra Patriottica, non solo vengono preservati, ma ne
anche inaugurati di nuovi. Abbiamo un magnifico Museo della Storia della Grande
Guerra Patriottica di recente costruzione, sopra il quale sventola con fierezza
la bandiera dell'Unione Sovietica. Questo è un simbolo potente che dimostra
quanto realmente valorizziamo e custodiamo la nostra memoria storica.
Voi proponete di inserire un riferimento al socialismo in
costituzione. Qual è la vostra visione del socialismo del 21° secolo e come
dovrebbe essere un Paese socialista in Europa?
Il socialismo del XXI secolo può diventare realtà, perché
oggi disponiamo di tecnologie, in particolare digitali, che mancavano durante
la creazione delle prime società socialiste. Queste tecnologie possono
permetterci di pianificare in modo più razionale la produzione e il consumo,
ridurre i costi, minimizzare le speculazioni finanziarie e garantire un accesso
più equo ai beni e ai servizi per la maggior parte delle persone. Uno Stato
socialista può essere costruito sulle basi delle moderne tecnologie, ma solo se
esse saranno accessibili a tutti e non riservate a pochi privilegiati. Per
questo è fondamentale lottare contro l'arretratezza tecnologica, colmare il
divario in questo settore, limitare il potere dei colossi digitali e impedire
la manipolazione delle masse attraverso strumenti come l'intelligenza
artificiale. Il progresso scientifico e tecnologico non può essere fermato, ma
può e deve essere indirizzato verso il benessere dell'intera umanità, anziché
diventare un mero strumento di arricchimento per pochi.
I partiti comunisti e di sinistra in Occidente soffrono
un’acuta crisi. Che rapporti avete con questi gruppi politici e in che modo vi
collocate rispetto al movimento comunista internazionale?
Siamo aperti al dialogo e alla cooperazione con i nostri
compagni in Occidente, ma ci definiamo una forza di sinistra patriottica,
radicata nella tradizione sovietica. Questo significa che per noi le priorità
sono la tutela degli interessi della classe lavoratrice, lo sviluppo pacifico,
l'amicizia tra i popoli e l'antifascismo. Guardiamo con scetticismo al fatto
che in molti Paesi occidentali i movimenti di sinistra si siano allontanati dal
senso originario della nostra lotta, trasformandosi nel loro opposto e
promuovendo un'agenda scollegata dalla realtà, perdendo così il ruolo di
avanguardia della classe operaia. Tuttavia, speriamo che questa sia solo una
fase temporanea e che i movimenti di sinistra in Occidente ritrovino le loro
radici e tornino ai principi fondamentali del marxismo-leninismo
Cosa pensate dei rapporti tra Minsk e Pechino e cosa
pensate della Cina?
La Bielorussia e la Cina oggi condividono eccellenti
relazioni politiche, mentre la cooperazione economica si sviluppa in modo
dinamico. Questi rapporti sono stati definiti come una “fratellanza di ferro e
partenariato strategico a prova di ogni condizione”, una testimonianza del loro
alto livello. Vediamo nella Cina e nel Partito Comunista Cinese dei partner e
alleati affidabili, oltre che un importante fattore di sviluppo per la
Bielorussia. I compagni cinesi, infatti, non si limitano a venderci i loro prodotti,
ma condividono con noi le loro tecnologie, permettendoci di sviluppare la
produzione e creare nuovi posti di lavoro. Questo approccio si distingue
nettamente dal colonialismo occidentale.
Avete proposto l'espansione dell'Unione Statuale con
l'inclusione della Corea del Nord. Qual è la motivazione di questa idea dal
punto di vista comunista? Stato considerando l'adesione di altri Paesi?
Noi rispettiamo il governo e il popolo della Corea del Nord
per la fermezza dimostrata negli ultimi decenni nella loro giusta lotta contro
l'imperialismo. Inoltre, osserviamo con grande rispetto il sostegno che la
Corea del Nord sta fornendo alla Russia nell'ambito dell'operazione militare
speciale in Ucraina. Riteniamo necessario rafforzare la cooperazione con la
Corea del Nord e valutare la possibilità di invitarla a far parte delle nostre
strutture di integrazione. Naturalmente, saremmo favorevoli all'adesione di
altri Paesi che condividono i nostri valori, principi e approcci.
Come vedete la rinascita del fascismo e la popolarità di
gruppi e leader di estrema destra in Europa, Occidente e persino in alcuni
stati dell’America Latina?
La crescita dell’ultradestra e l'ascesa al potere di
politici di quest’area sono tendenze molto preoccupanti. Recentemente abbiamo
sentito le dichiarazioni di Trump riguardo alla Groenlandia, al Canada, al
canale di Panama, abbiamo visto il gesto di Musk, che ricorda molto il saluto
fascista, e ascoltato il discorso del presidente dell'Argentina, Milei, a
Davos, dove, di fatto, ha proclamato una nuova crociata contro il socialismo e
la giustizia sociale. Tutto ciò non è una coincidenza o una semplice provocazione
di eccentrici, ma indica una crescente fascistizzazione delle società
occidentali e vediamo in questa una minaccia diretta per noi, una minaccia che
deve essere affrontata insieme. E qui non posso non concludere la mia risposta
con le parole del grande scrittore americano Ernest Hemingway: «Non chiedere
per chi suona la campana: suona per te».
Lukashenko ha annunciato che questo sarà il suo ultimo
mandato. Come vi preparerete per il 2030 e come immaginate la Bielorussia
post-Lukashenko?
Non vogliamo fare previsioni, ma auguriamo al nostro Presidente tanta salute, affinché possa continuare ad essere il Capo dello Stato tanto quanto lo desiderano i bielorussi. Noi, nel PCB, ci prepareremo per le prossime elezioni parlamentari del 2029 e per le elezioni presidenziali del 2030. Il nostro partito ha un grande potenziale, e siamo determinati ad aumentarlo, ampliando il numero dei nostri membri, migliorando la visibilità dei nostri leader e accrescendo il loro autorevolezza tra la classe lavoratrice. Per quanto riguarda la Bielorussia del futuro, la vediamo come uno dei Paesi socialisti più avanzati e sviluppati al mondo: pacifica, aperta, un esempio per molti Paesi europei.
Intervista di Clara Statello per l'Antidiplomatico
Clara Statello, laureata in Economia Politica, ha lavorato
come corrispondente e autrice per Sputnik Italia, occupandosi principalmente di
Sicilia, Mezzogiorno, Mediterraneo, lavoro, mafia, antimafia e militarizzazione
del territorio. Appassionata di politica internazionale, collabora con
L'Antidiplomatico, Pressenza e Marx21, con l'obiettivo di mostrare quella
pluralità di voci, visioni e fatti che non trovano spazio nella stampa
mainstream e nella "libera informazione".
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