Solo una Bielorussia sovrana può garantire la pace: intervista a Norberto Natali del Partito Comunista Italiano

di Katia Albini


Per parlare della sovranità della Bielorussia, e del ruolo dei comunisti in questa fase storica abbiamo incontrato Norberto Natali, scrittore e membro del Partito Comunista Italiano.

Qual è il ruolo e l'importanza di una Bielorussia sovrana, dal punto di vista di un comunista europeo?

 Le risposte sarebbero molteplici, mi limiterò ad accennarne solo alcune.
In primo luogo la Bielorussia è una repubblica fortemente caratterizzata dal sentimento dell'antifascismo, della lotta di liberazione della guerra partigiana contro il nazifascismo, ed in Europa è lo stato che maggiormente  coltiva la memoria della resistenza antinazista anche con varie iniziative di carattere internazionale con la propria presenza negli altri paesi. In questa fase in cui la concentrazione capitalista dell'Unione Europea ha votato la gravissima risoluzione per equiparare il comunismo al nazismo ritirando la condanna del nazismo in quanto tale (che fu la premessa del processo di Norimberga) e quindi condannando non il nazismo in sé ma un imprecisato quanto vago totalitarismo, per poi poter declinare questa trovata contro i partiti comunisti e poi poter smembrare alla radice il significato della lotta antifascista, la sovranità della Bielorussia è un obiettivo ed un valore fondamentale per l'antifascismo ed è un baluardo nella lotta contro la ripresa e il rilancio del nazifascismo in generale nel nostro continente.
In secondo luogo è un'importante garanzia per la pace, contro l'invadenza e la penetrazione degli apparati militari della Nato, che hanno occupato, sulla base di menzogne tutta l'Europa orientale, riportando, come fu nella seconda guerra mondiale, truppe italiane e di altri paesi europei sul suolo che fu dell' ex unione sovietica, come nei paesi baltici.
Basti pensare che se l'Ucraina entrasse nella Nato significherebbe che armamenti occidentali arriverebbero ad una distanza da Mosca che è meno della metà della distanza che sessant'anni fa separava Washington da Cuba, nel momento in cui ci fu la famosa crisi dei missili sovietici. O sbagliarono cubani e sovietici sessant'anni fa a ritirare quei missili e ad accettare un compromesso con la presidenza Kennedy per evitare la guerra, oppure sbaglia chi pretende che l'Ucraina non sia uno stato antifascista e neutrale, bensì un alleato della Nato camuffato .
Per il conflitto che è in corso in Ucraina molti sostengono una tesi che è tanto demagogica quanto falsa e odiosa, e cioè che  la "guerra russa" contro l'Ucraina sarebbe l'inizio dell'invasione di altri paesi, come la Polonia o perfino la Germania, ma nella storia è successo esattamente il contrario: i sovietici che avevano forti insediamenti militari intorno a Berlino, hanno accettato di ritirarli, ed acconsentito sia pure passivamente,alla riunificazione della Germania. Si sono ritirati da tutti i paesi dell'est Europa, ma non contento, l'imperialismo angloamericano ha inglobato via via questi paesi, fino ad inglobare stati che erano proprio parte dell'Urss. Tutti sappiamo che è in corso un processo che potrebbe sfociare nell'annessione dell'Ucraina nella Nato. Ci sono diversi circoli reazionari internazionali che puntano a questo obiettivo.
Una Bielorussia che non sia uno dei tanti paesi inglobati dagli apparati aggressivi della Nato è un fattore di pace e di equilibrio. È molto importante per la pace in Europa e la pace nel mondo.
Infine, una Bielorussia indipendente, sovrana e libera è importante sul piano mondiale perché si possa passare da un mondo proiettato verso una guerra mondiale, verso un periodo oscuro di prosecuzione del dominio unipolare a guida statunitense, ad un mondo fondato su relazioni multilaterali , un mondo multipolare che possa avere un futuro condiviso su una base di relazioni internazionali diverse da quelle fondate sulla prepotenza e sull'oppressione dei più poveri, come è stato fin'ora. Più nazioni sovrani e indipendenti esistono nel mondo, più esse possono rafforzarsi reciprocamente. Pensiamo a paesi e popoli che non vogliono essere sottomessi e annullati, come quello cubano, quello venezuelano... La loro causa sarebbe più debole se non ci fossero altri paesi, come la Bielorussia, a difendere fieramente la propria libertà. La stessa cosa potrebbe dirsi per la causa palestinese, e gli esempi potrebbero continuare. Per un comunista europeo, come per tutti gli antifascisti e tutti gli europei, la causa della sovranità e dell'indipendenza della Bielorussia è un obiettivo concreto e patrimonio di tutti.


Per ricostruire un'internazionale comunista solida, in Europa, può essere utile confrontarsi con il partito comunista bielorusso? Su quali temi bisognerebbe lavorare insieme?

Il partito comunista bielorusso ha un'importanza di primario valore sul piano internazionale per la forza e la rappresentatività che esercita nel suo paese e per il ruolo delicato che la Bielorussia ricopre sul piano internazionale, basti pensare all'impegno che ricopre nella solidarietà per i fratelli Kononovich, giovani comunisti arrestati ed esposti al rischio di una durissima condanna dal regime di Kiev. Nella costruzione di un coordinamento unitario dei partiti comunisti, il partito comunista della Bielorussia può avere un'importanza fondamentale, specie in Europa.
La collaborazione dovrebbe essere nella lotta per la pace contro l'aggressività della Nato, contro i piani anglo-americani e dell'Unione Europea, ma più in generale per il disarmo, la distensione internazionale, per la solidarietà tra i popoli, per il diritto dei popoli alla propria autodeterminazione, nella lotta contro la risoluzione dell'UE (Equiparazione di nazismo e comunismo) che richiede la messa al bando dei partiti comunisti ponendo il comunismo sullo stesso piano del nazismo e quindi nella lotta per la democrazia e contro il razzismo e ogni forma di nazionalismo. 
Oggi si riaffacciano forme nuove, rispetto a quelle più consolidate. Pensiamo a quella sottile forma di nazionalismo che si riconosce dietro la definizione di "mondo libero", dietro alle democrazie occidentali, o che si identifica nella cosiddetta comunità internazionale: un pugno di paesi europei e nordamericani. Questo nasconde un tipo di nuovo nazionalismo che, dalla famigerata risoluzione, stabilisce che gli unici paesi degni di definizione democratica sarebbero loro, tutti gli altri sono dittature, tutti i paesi del mondo che rappresentano l'85% della popolazione mondiale sono regimi totalitari ed autocratici. A fianco a questo nazionalismo di tipo nuovo c'è anche un nuovo razzismo che si affianca a quello solito e molto radicato ( es. il razzismo contro l'orda slava). Ci dice che tutto ciò che viene dagli altri paesi è negativo e fallimentare, tutto ciò che fanno è solo criminale e odioso mentre tutto ciò che è positivo e vincente è dei paesi nordamericani, di quelli europei e del  Giappone. 
I buoni contro i cattivi. 
Questo è lo strumento che hanno sempre usato i nazisti! Sarà banale, ma quando negli scorsi decenni si giustificava il genocidio dei popoli del Nordamerica, i pellerossa venivano descritti come gente criminale proprio per natura, venivano doppiati anche in maniera denigratoria, mentre gli invasori, i coloni che venivano dall'Europa e i loro discendenti, erano buoni e vittime della natura cattiva dei popoli locali. 
Si sta ripetendo qualcosa del genere, ma noi abbiamo l'esperienza del nostro passato, quando i nostri concittadini furono portati a credere che gli ebrei fossero persone malevoli, molti di quelli che a piazza Venezia ascoltavano Mussolini non erano di per sé dei mascalzoni o dei criminali, eppure la propaganda nazionalista già una volta ha portato gente che non sarebbe stata cattiva ad acconsentite quando gli ebrei venivano discriminati.
Oggi abbiamo il dovere di dire che non vogliamo più essere come chi applaudì Mussolini quando annunciò la seconda guerra mondiale, non vogliamo più essere come coloro che credettero nelle manipolazioni razziste contro gli ebrei, non vogliamo più credere a questa propaganda che di volta in volta viene usata contro i russi contro Lukashenko, contro la Cina, mentre chiunque protesta per la propria indipendenza viene considerato un terrorista ma poi i terroristi veri vengono considerati combattenti per la libertà,  secondo la propaganda borghese corrente.
In questo senso dobbiamo fare una battaglia di libertà che affratelli le donne e gli uomini dei popoli di tutto il mondo, e questo sarà un banco di prova nella lotta che devono condurre tutti i partiti comunisti, e tra questi sarà importante il partito comunista della Bielorussia.

La scorsa settimana c'è stato un incontro tra Putin e Lukashenko. Cosa pensa a riguardo?

Sull'incontro farò solo una considerazione, : Il presidente Lukashenko è intervenuto nei giorni del suo incontro con Putin rispondendo alla stampa che dipingeva la Bielorussia come una sorta di colonia russa. Il presidente ha assicurato che "la Bielorussia la governiamo noi, nessun altro la governa né da vicino né da lontano". 
A questa affermazione vorrei aggiungere una mia amara considerazione: Sarebbe bello se noi potessimo dire la stessa cosa per il nostro paese, e anche per l'Europa, sarebbe bello se si potesse dire che l'Italia viene governata in Italia per gli interessi del nostro popolo. 
Basti pensare che gli USA ci hanno costretto proprio in questi mesi a pagare un multiplo di quanto pagavamo prima l'energia, solo per obbligarci a sospendere ogni commercio libero con i paesi dell'est e altri fornitori di energia, costringendoci a comprare il cosidetto gas naturale liquefatto, e ad approvigionarci quasi esclusivamente dai grandi monopoli dell'industria energetica di stampo angloamericano.
Penso che la mia considerazione sia chiara.


C'è, secondo lei una frattura nel movimento comunista europeo? I comunisti dovrebbero supportare la leadership di Lukashenko? E cosa devono fare per supportarla?

I comunisti devono sostenere e difendere tutti i popoli nelle loro scelte.
Nella misura in cui il popolo bielorusso e la causa della sua indipendenza e della sua sovranità si esprimono nella direzione del presidente Lukashenko e delle forze che costituiscono la maggioranza in parlamento e nel governo che esso esprime, i comunisti devono sostenere la scelta del popolo bielorusso. Non so se si possa parlare di una frattura nel movimento comunista europeo,  evidentemente c'è un gruppo di partiti che ha posizioni diverse da quelle della grande maggioranza dei partiti comunisti che sono in continuità con l'esperienza storica e con il patrimonio teorico del movimento operaio comunista internazionale, ma vedo più indizi di ricomposizione che di eventuale frattura.
Ad esempio io ho un antico storico rapporto con il partito comunista operaio russo , ne ho incontrato i dirigenti a Mosca, e sono stato a Leningrado (scusate, mi viene ancora di chiamarla così!) a casa del compagno Tjulkin. Il Partito Comunista operaio russo, che era nel gruppo di quei partiti che ritiene il conflitto in corso un conflitto tra imperialismi, entrambi condannati come fossero sullo stesso piano. Dopo diversi mesi dall'inizio dell'operazione speciale, questo partito di forte opposizione, ha divulgato un  documento molto nobile, toccante, e profondo che inizia così: "Noi non abbiamo il diritto di non essere contro i nazifascisti!" e così si è associato al Partito Comunista della Federazione Russa, che pur condannando sotto vari aspetti il governo di Putin, sostiene la lotta contro quello che loro definiscono il regime nazista al potere in Ucraina. Questo piccolo episodio tende alla ricomposizione delle scelte dei vari partiti.
La "frattura" principale che vedo in Europa e nel mondo è quella tra i movimenti operai, i partiti comunisti, i partiti rivoluzionari e la nostra situazione italiana. 
In ogni parte del mondo questi partiti commettono errori o incontrano insuccessi e sconfitte (come al contrario, in altri posti sono detentori di conquiste e di vittorie ), ma un esempio di disfatta, di tracollo quantitativo e qualitativo come in Italia, non credo ci sia nel resto del mondo. Un tracollo totale che non ha eguali e di cui non si vede la possibilità di superamento. 
Qualche decennio fa, quando avevamo il più grande partito comunista del mondo capitalistico, l'Italia benché fosse un paese della Nato, è sempre stata un punto di riferimento per i comunisti di tutto il mondo che lottavano in clandestinità, per gli oppressi!
Il nostro è un popolo che è sempre stato in grado di aiutare tante battaglie, in ogni continente.
Adesso, a parte i sentimenti nobili e generosi di una piccolissima minoranza di noi, cosa potremmo fare noi forze di sinistra italiane, se l'imperialismo aggredisse e schiacciasse la Bielorussia?
Cosa potremmo fare di paragonabile a ciò che avremmo potuto fare fino a qualche decennio fa?
In che modo, concretamente, quel popolo schiacciato dall'imperialismo potrebbe avvalersi dei nostri sentimenti nobili e profondi per ricavarne un aiuto concreto?
In altri termini: in che modo le reazioni che si avrebbero dall'Italia sarebbero un deterrente per i circoli imperialisti nel momento in cui si domandassero se procedere o no all'aggressione?
Anni fa, la reazione dell'Italia era uno dei motivi che poteva sconsigliare le azioni più sanguinose dell'imperialismo.
Oggi non è più così. 
Ventotto anni fa, Viktor Anpilov, invitato da me a Roma dopo la sua scarcerazione dalle prigioni di Eltsin disse: "Ogni solidarietà che mi offrite l'accetto con gratitudine, ma se volete davvero aiutare concretamente noi comunisti russi costruite un forte partito comunista in Italia". 
Ho sentito più recentemente, circa 4 anni fa, il vicepresidente dell'assemblea costituente del Venezuela fare un discorso quasi identico, e concluse dicendo: " Se volete essere solidali con il Venezuela e la rivoluzione bolivariana lottate per costruire il socialismo in Italia."
Ecco, un vero internazionalista oggi deve battersi per cambiare il rapporto di forza tra le classi in Italia.
Questa è la prima cosa che dobbiamo fare per la Bielorussia, per il Venezuela, per tante altre cause. E per cambiare i rapporti di forza tra le classi bisogna rilanciare la lotta di classe nel nostro paese, cioè rilanciare su tutti i terreni la forza del movimento operaio, della classe operaia. Per fare questo bisogna avere un partito comunista forte, che sia sempre più forte quantitativamente e qualitativamente. Ecco perché personalmente do il mio sostegno al Comitato di solidarietà alla Bielorussia , alla comunità palestinese, a iniziative a favore di Cuba e tante altre iniziative internazionaliste. Quel poco che io riesco a fare lo dedico tutto alla ricostruzione del partito comunista in Italia, un partito comunista che sia realmente di classe e dunque realmente internazionalista e rivoluzionario.

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