BIELORUSSIA, ALLE PORTE DELLA MODERNITÀ EURASIATICA - di Igor Camilli

    di Igor Camilli, segretario nazionale di            Patria Socialista 

La Bielorussia si staglia ad est come un grande portale sulle meraviglie dell'Europa e dell'Asia. Questa tradizionale e progressista porta dell'Eurasia colpisce di primo impatto per i suoi lunghissimi paesaggi boschivi che accompagnano il visitatore fino ai cuori urbani del Paese. All'orizzonte appare la Capitale, Minsk. Al suo ingresso le muraglie di architetture che seguono il verso dell'architettura Sovietica di buona fattura, imponenti come a rappresentare un popolo unito, compatto, pacifico come le facciate lisce,  ma difensivo come gli angoli che alternano le strutture. 
Lunghi viali, immense Prospettive collagano la città con delle fasce laterali che abbondano di architetture monumentali che privilegiano la Storia, Sovietica. Si, perché la Bielorussia è una nazione che non ha mai rinnegato le sue Tradizioni, è un susseguirsi ghiotto di tradizioni antiche fuse armonicamente con quelle dell' era Socialista, in cui l'orgoglio nazionale tiene unito un popolo che difenderebbe fino alla fine tali credenze e tali prospettive. 

   foto dal web


Minsk si presenta come una capitale da far invidia alle principali nel cuore d'Europa, il suo susseguirsi di palazzi antichi con strutture abitative contemporanee, contornano i maestosi monumenti Sovietici che ricordano, dalla Rivoluzione d'ottobre al trionfo della Grande guerra patriottica, gran parte delle guide e dei personaggi che hanno condotto nel futuro il progetto di Lenin, il tutto accompagnato da una cornice luminosa continua di locali, da ristoranti etnici di ogni genere a quelli tradizionali slavi ed europei, alternandosi con locali e pub che radunano ogni sera migliaia di giovani, che trascorrono il tempo indossando una tranquillità che poco si scorge, oggi, tra la gioventù del vecchio continente. 
Perché i dati parlano chiaro la disoccupazione viene individuata al 2% ma l'occidente accusa che non è vero, secondo i suoi dati è al 4%. Si, soltanto al quattro stando alla malignità dei governi della comunità europea. Tra le strade della città troviamo una evidente occupazione giovanile che desta speranze dietro ad ogni tintinnio di piatti o bicchieri, il personale dei vastissimi servizi di accoglienza impiega giovani, presso le istituzioni fino al parlamento non possiamo non notare la gioventù. 

La Bielorussia serba in sé quel carattere sociale che  contraddistingue quei paesi con una determinata tradizione, il periodo sovietico non soltanto viene ricordato con orgoglio ma, in alcune politiche locali e soprattutto nazionali, è ancora parte integrante di una certa costituzionalità, di una certa gestione. Una nazione che ha privilegiato il mercato libero al libero mercato, aziende di ogni parte del mondo prosperano nella libera concorrenza ma con una costante presenza statale che da una parte garantisce e sostiene lo sviluppo nei mercati e dall'altro controlla che i lavoratori impiegati ricevano quelle tutele salariali e di tempo che sono tipiche di quel retroterra sovietico che ci mostra che la qualità dell'intelligenza Socialista è in grado non soltanto di competere con il capitalismo, ma anche di batterlo sul suo tavolo da gioco. Tutto ciò ci ricorda la Cina, un paese di riferimento ideale ed economico che due anni fa ha applaudito alla Bielorussia del Presidente Lukashenko per le sue virtù nel Socialismo di Mercato.


Il Parlamento bielorusso è un panorama quasi totalmente armonico che si riunisce con fiducia e speranza attorno al suo Presidente, simbolo costituzionale, padre di una Costituzione giovane, che vede la partecipazione attiva di gran parte della popolazione. Il primo viaggio che ho intrapreso insieme al Senatore italiano del Partito Comunista Emanuele Dessì ed insieme al Presidente del Comitato di Solidarietà alla Bielorussia Matteo Peggio,  è stato proprio come osservatore alle urne per le riforme costituzionali. Riforme che sono sempre ben incentrate sulla volontà di rendere sempre attuale la Carta costituzionale e di garantire sempre più una democrazia comprensibile e rassicurante per tutti i privati ed i paesi che intendono instaurare rapporti con la Russia Bianca.
Una tornata, elettorale che è stata ampiamente partecipata e vissuta come una festa del Popolo, perché la Democrazia, lo ricorda ogni giorno la Nazione, è Demos-Crazia, potere del popolo. In tale occasione aver riunito ed incontrato la Commissione esteri del Parlamento ha rappresentato un momento di chiarificazione sugli intenti della Nazione e sulle prospettive della Repubblica.

Aver partecipato, poi, ai festeggiamenti del 9 maggio, Giorno della Vittoria della Grande guerra patriottica sul nazifascismo, non ha prodotto esclusivamente emozioni condivisibili ma ci ha dipinto a tinte forti un paese in cui l'Antifascismo è un valore assoluto del Governo, del Popolo e della Repubblica tutta. 

    celebrazioni per il 9 maggio

Essenziale averlo udito tra la gente e dalla voce del Presidente Lukashenko in un periodo in cui si vuole sminuire la Resistenza dell'est ucraino, si vuole sminuire la missione dei Partigiani del Donbass e si vuole mistificare l'intervento speciale della Madre Russia rispetto all'obiettivo di cancellare ogni traccia di nazismo che in Eurasia ha significato torture, distruzioni, massacri, morte in ogni villaggio. La visita, a Katin, condotta due volte dagli encomiabili Compagni militanti del Partito Comunista di Bielorussia è stata struggente, un monumento al dolore e alla diabolica pochezza umana, alla follia disumana dei fascismi.

    Katyn


Oggi la minaccia rappresentata dalla politica contro la lingua e cultura russa, che ha visto il deliberare delle leggi contro il suo stesso popolo (che poi rivendica come tale), l'utilizzo nel cuore dell'esercito dei battaglioni neonazisti e l'investimento che la NATO fa ancora dei criminali fascisti, non poteva non risvegliare nei popoli russi e soprattutto in Bielorussia una reazione partigiana ed una preoccupazione che andrà risolta con la fine e la cattura di tutta quell'estrema destra armata che si è macchiata, e si macchia, dei più efferati delitti, dal massacro della casa dei lavoratori ad Odessa, fino alle punizioni dei battaglione bruni ai confini del Don. 
Odessa non può non richiamare, con i suoi torturati, i suoi bruciati vivi alla memoria  del villaggio di Katin. Ma i valori resistenziali del popolo bielorusso sono saldi, forti e coraggiosi.
Così come la storia rivoluzionaria del paese non tarda a celebrarsi, di fatto la Rivoluzione d'Ottobre resta e si rinvigorisce come festa nazionale, ed il corpo dell'Armata Rossa non manca di marciare davanti al Popolo, davanti ai Comunisti Bielorussi, per posare la corona di fiori sotto alla gargantuesca stata di Lenin in Piazza Indipendenza, una piazza gremita da migliaia di persone che attendono di ascoltare la voce del  PCB e del suo Segretario Generale Sokol, con il quale ho avuto l'onore di portare il saluto come Segretario Nazionale di Patria socialista, alla presenza di decine e decine di delegazioni comuniste, socialiste e dei paesi non allineati all'atlantismo neocoloniale.
    durante le celebrazioni per la Rivoluzione      d'Ottobre 
 
Oggi la Bielorussia fa della sua democrazia popolare e della partecipazione dei cittadini, la sua punta di diamante proiettata verso il futuro. Costituzione, popolo e parlamento si riuniscono attorno alla figura del Presidente Lukashenko,  che è un simbolo più che un esponente di coalizione. Egli non ha mai rinnegato la sua appartenenza allo storico Partito Comunista dell'Unione Sovietica e non ha mai smesso di alimentare quelle tradizioni e quei valori sovietici che sostengono ancora oggi la modernità della Nazione bielorussa. Il Presidente è di per sé quel filo rosso che unisce tutti i partiti, soprattutto i Comunisti, alla missione di un paese all'avanguardia, delle istituzioni, della democrazia, dell'economia e dei valori sociali contro l'oscurantismo del più becero capitalismo che cerca colonialmente di imporsi con la forza, ma che è sempre più debolezza, nell'avvenire dei popoli. 


Infine la Bielorussia non possiamo non accorgerci come sia sempre stato un paese di Pace, una nazione in cui il desiderio di trovare una soluzione diplomatica alla guerra è sempre stato presente nella sua storia. Vogliamo ricordare che la pace della Grande Guerra fu ospitata a Brest-litosk e gli accordi per la pace con il Donbass hanno avuto  sede a Minsk.
Difatti la presunta aggressività, accusata  dall'Europa a tal punto da imporre sanzioni al paese, della Bielorussia, non ha mai avuto alcuno sviluppo. E le parole del Presidente sono sempre state di attenzione alla sopravvivenza dei popoli russi, parole orgogliose di un paese che sa di cosa parla ma mai minaccioso nei confronti di nessuno se non in risposta alle minacce che ogni giorno riceve.

La domanda che ci vogliamo porre oggi è, ma i nostri governi europei chi stanno sanzionando? La conoscenza del Paese in questione farebbe crollare, come di fatto fa, qualsiasi convinzione di avere un qualche motivo per sanzionare le sue economie nazionali, le sue forme democratiche e soprattutto i suoi spazi aerei. L'arma delle sanzioni è ignobile sempre, ma lo è soprattutto quando non vi sono responsabilita di nessuna istanza del paese. 
La verità è che vi è in atto una disperata risoluzione degli USA, dell'Europa e della NATO per riappropriarsi di ciò che i Popoli autodeterminati gli hanno tolto, e cercano ad ogni costo di tirare in ballo paesi non allineati al fine di destabilizzare aree sociali ed economiche del mondo, ma di per sé, i popoli europei stanno subendo queste politiche che li condurranno all'isolamento dal mondo plurale. Tali politiche sono alimentate attraverso l'odio verso le culture fuori dall'universo NATO, che di per sé non produce più cultura da decenni.
La Bielorussia è una Nazione, pacifica, matura, orgogliosa del proprio glorioso passato, ma soprattutto del proprio speranzoso futuro, un futuro fatto di Giustizia sociale, libertà e autodeterminazione dei Popoli del mondo intero.

Il mondo dell'89 è già cambiato e la Patria di Lukashenko insieme ai nostri popoli lo hanno compreso bene, speriamo che lo comprenda al più presto anche la nostra Europa prima che sia troppo tardi proprio per i suoi popoli, per i suoi lavoratori, per il suo avvenire.

Igor Camilli, segretario nazionale di Patria Socialista 

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