Che storia sarà dipende da noi - Mikhail Kononovich

In foto Mikhail e Aleksander Kononovich con Georgy Buiko.

Il 5 Ottobre 2023 si sarebbe dovuta tenere l'udienza del processo a Georgy Buiko, antifascista ucraino, accusato di "cambiamento violento dell'integrità territoriale dell'Ucraina", secondo l'articolo 110 del codice penale ucraino.
Come nel caso del processo farsa ai fratelli Mikhail e Aleksander Kononovich, anche in questa occasione l'udienza è stata rinviata a causa dell'assenza del pubblico ministero.

Oltre i proclami dei politici, nel frastuono della propaganda occidentale, c'è un'Ucraina che resiste.
Sotto gli applausi scroscianti dei governi che si inchinano ai veterani delle SS c'è un silenzio che silenzio non è, capace di produrre un suono che smuove le coscienze.
Viene dal passato, dalle steppe dell'Est, fino ai monti della nostra terra, sono le parole di tutti i nostri compagni perseguitati in Ucraina, e oggi sono le parole di Mikhail Kononovich che ci esorta ad andare avanti:

"Non avrei mai immaginato di diventare un partigiano nel mio Paese e di combattere gli invasori nazisti e i loro collaboratori dei regimi Poroshenko-Zelensky.
Abbiamo letto libri sulla lotta dei comunisti e dei clandestini della resistenza antifascista durante la Grande Guerra Patriottica del 1941-1945 in URSS. Eravamo stupiti dalla loro forza d'animo e dal loro coraggio. Ognuno di noi pensava di se stesso: potrei sopportare la tortura, non tradire i miei compagni e andare incontro alla morte senza arrendermi? Io pensavo che probabilmente non avrei potuto, dubitavo come ogni persona normale.

Ma è arrivato il momento delle nostre prove, della nostra lotta, e questo non è un libro o una storia, è la nostra realtà e la nostra lotta. Ora noi stessi possiamo diventare un libro o una storia, e che tipo di storia sarà dipende da noi!

Quando è arrivato il momento della verità, né io né mio fratello Sasha ci siamo arresi e non abbiamo tradito, non so nemmeno da dove sia venuta questa forza. In un momento bellissimo, non c'è più paura e nemmeno odio, c'è solo un enorme disprezzo per i nemici. Loro diventano meschini e deboli come topi, tu sei  forte e fiducioso nella correttezza della tua  idea. Credetemi compagni, non c'è più paura della morte, non fa paura morire per una  giusta causa e queste non sono parole piene di pathos, è la pura verità.
Quando ci hanno picchiato a sangue e ci hanno detto che saremmo stati uccisi, ho avuto un solo pensiero: morire con onore come comunista, non supplicare e non disonorarci, accettare la morte con orgoglio come comunista e non arrendersi al nemico. MEGLIO LA MORTE CHE IL DISONORE! 
È a questo che si pensa negli ultimi minuti prima di morire.
Ognuno fa del suo meglio nel proprio ambito di lavoro e di lotta!
Non preoccupatevi, state facendo un ottimo lavoro!
Grazie a tutti voi compagni per il vostro aiuto!"


di Katia Albini 


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